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SPETTACOLI

DISPONIBILI

STAGIONE 2025/2026

“Novecento”

Un racconto senza tempo…

“NOVECENTO” di Alessandro Baricco

“Dicono che sul Virginian si esibisse ogni sera un pianista straordinario, capace di suonare una musica mai sentita prima… Dicono che la sua storia fosse pazzesca…”

Se siete interessati ad avere nel vostro comune/teatro/evento, questo monologo cliccate qui!


“SMILE”

Scopriamo assieme come nasce la risata

SPETTACOLO COMICO DI MARIO CAGOL

Ecco il nuovo monologo comico in dialetto trentino di Mario Cagol. In questo show ci si pone una precisa domanda: “Da dove nasce la risata? Esiste una formula matematica per crearla?”.  Attraverso una ricerca piena di divertimento, battute e sorrisi, si cerca di capirne le origini e ciò che la scaturisce. Partendo dalla preistoria, passando fra il mondo animale, lo yoga della risata, le nostre paure e tanto altro, si cerca di venirne a capo. Risultato finale? Scopritelo assieme a teatro. Una cosa è certa, le risate in sala, non mancano!

Per info e contatti cliccate qui!


RICOMINCIAMO DA UN SORRISO

STAGIONE 2025/2026

L’attore trentino ripercorre in questo monologo alcuni suoi “cavalli di battaglia” del repertorio di numerosi anni di carriera, come a mettere una sorta di bandierina sul percorso teatrale finora percorso. Unico obbiettivo è quello di far divertire, ridere e far passare al pubblico presente, una serata spensierata. “Ricominciamo da un sorriso, ogni giorno, perché fa bene ed aiuta ad affrontare con lo spirito giusto anche le cose spiacevoli”.

Show modulare, gestibile per durata e blocchi. Ideale per manifestazioni.

Il sorriso è garantito , e si sa, ridere fa bene al cuore e non solo! Spettacolo adatto anche per situazioni all’aperto.

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IL RACCONTO DEL CERMIS

Testo di Pino Loperfido. Con Mario Cagol e Alessio Zeni . Regia diMirko Corradini. Produzione TeatroE

Il racconto è stato messo in scena in forma di spettacolo teatrale nelle stagione 2018/19 e 2019/20; ora viene riproposto in una veste rinnovata, quella di lettura intepretativa, in un’atmosfera più intima e raccolta rispetto a quella offerta nei teatri senza però che le emozioni che la narrazione suscita siano meno potenti.

SINOSSI

Il 3 febbraio 1998, un aereo della base militare U.S.A. di Aviano (Pordenone) trancia di netto i cavi della funivia del Cermis, in Trentino; una cabina precipita nel vuoto causando la morte di tutte le venti persone che vi erano a bordo.
In questa lettura il racconto è affidato ad un protagonista di questa incredibile vicenda, il manovratore del vagoncino che saliva verso la stazione intermedia; egli restò appeso nel vuoto per un tempo indefinito, prima che un elicottero riuscisse a portarlo a terra.
Francesco è in una posizione “privilegiata”; spettatore unico, un inviato speciale sulla scena del disastro che improvvisa una telecronaca in diretta.

“Il racconto del Cermis” è la riproposizione di un disastro che ancora oggi – a quasi venticinque anni di distanza – urla vendetta al cielo e ci conferma – se mai ce ne fosse ancora bisogno – quanto gli esseri umani siano spesso vuote pedine in mano al Potere più cieco e prepotente.

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LA GRANDE NEVICAta dell’85

Testo di Pino Loperfido. Adattamento teatrale di Andrea Brunello e Mario Cagol. Con Mario Cagol e Alessio Zeni . Regia di Andrea Brunello. Produzione Compagnia Arditodesìo

SINOSSI

LA GRANDE NEVICATA DELL’85

Vito arriva in Trentino nel 1980 e si sorprende di non trovarci il mare. Si trasferisce dal sud a Trento – che sua nonna e molti altri italiani confondono con Trieste – per via di Sara, la donna che diventerà sua moglie. La sua storia è quella di un mago della tecnologia, un ragazzo che ha intuizioni geniali: ad esempio, quella che saranno proprio i computer e gli smartphone uno dei futuri “problemi” dell’umanità. Ma la storia di Vito è anche la cronaca di questo decennio così particolare, così pieno di avvenimenti, gioie collettive, ma pure tragedie. Ce n’è per tutti i gusti. Tra il terremoto dell’Irpinia e la caduta del muro di Berlino il narratore ci ricorda, infatti, la straziante storia di Alfredino Rampi, la vittoria al Mundial spagnolo, il disastro di Stava e molto altro ancora. E poi, naturalmente la grande nevicata del 1985, che dà il titolo allo spettacolo. Una nevicata che nel testo non è solo lo straordinario fenomeno meteorologico che allora si verificò, bensì il simbolo di un’epoca di grandi sogni e speranze che raggiunge il suo picco e quindi – come è il destino di ogni iperbole – comincia a morire. Perché gli anni Ottanta furono gli anni dell’edonismo e dell’ottimismo; gli anni di quella musica nuova e irripetibile che riecheggia sul palco; ma forse rappresentarono anche un punto di non ritorno. Il momento storico, trascorso il quale, nulla sarebbe stato più come prima.

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